ELEZIONI POLITICHE E LO SCANDALO DEI CRISTIANI CHE VOTANO I LORO NEMICI

Il caso dell'ex coordinatore della Caritas della mia Diocesi che manifesta la volontà di far parte del partito democratico (PD) chiedendo di candidarsi nelle sue file, mi offre l’occasione per tornare sul tema, lacerante per la cristianità, quella beneventana in particolare, del comportamento dei cattolici in politica.

Avevamo già stigmatizzato su queste pagine la natura anticattolica del PD (e della sinistra radicale). Partito che, archiviata la lotta per i diritti della classe operaia e dei contadini sfruttati dal capitalismo borghese, ha intrapreso quella per i “diritti civili”.

Lotta che i suoi promotori definiscono per l’“inclusione”, ma che in realtà esclude proprio i più deboli e indifesi. Infatti, il diritto dei bambini a nascere, a non essere “prodotti” in provetta, a non essere oggetto di compravendita, ad avere una famiglia naturale, a essere educati dai propri genitori e non indottrinati nelle scuole, nonché il diritto dei vecchi e malati a una morte naturale, sono vilmente calpestati.

E per togliere ogni dubbio circa le sue intenzioni mortifere, il PD si allea con Emma Bonino (la paladina dell’aborto, dell’eutanasia e delle droghe) e rinnova le candidature alla Cirinnà, alla Boldrini e a Zan che, com’è noto, si sono battuti per le unioni gay, l’aborto facile, l’eutanasia, la limitazione della libertà di espressione e il gender.

Il PD non è un partito qualsiasi. Esso è parte di un sistema di potere finanziario/massonico (“il PD è figlio della massoneria”, disse l’ex gran maestro del Grande Oriente, Gustavo Raffi; tanti suoi esponenti, anche beneventani, sono massoni) che impone alla società la sua visione anticristica.

Ce ne sarebbe abbastanza per stare lontano anni luce da questo partito e altri simili, ma evidentemente non basta. Tante persone, in buona fede e che si professano cattoliche (perfino preti!), lo voteranno accanto a chi odia la Chiesa di Dio.

Questi sedicenti cattolici vanno a Messa la domenica, ma sono dissolti nel mondo gli altri giorni, dimenticando l’ammonimento di Cristo “Siete nel mondo, ma non del mondo” e quello di S. Paolo “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo”. Dovevano essere “il sale della terra” (Gesù), ma hanno perso il sapore e sono quindi inutili.

Purtroppo, di fronte a questo sfacelo, chi deve ammonire e ammaestrare i tanti giovani, specie quelli inseriti nelle varie associazioni, spesso sta zitto. Il grido che costò la testa al Battista, “non ti è lecito!”, non lo leva quasi più nessuno: è poco “dialogico”, è “divisivo”, “meglio ascoltare”, dicono.

 Ma se chi deve ammaestrare tace, i falsi maestri, al contrario, sono molto loquaci. E grazie all’amplificazione dei media loro amici di cui godono, inoculano nelle menti di quei giovani i veleni delle proprie ideologie di morte.

Grave è la responsabilità di questi “guardiani di Israele” che sminuiscono la Verità, il senso del peccato e della salvezza eterna operata da Cristo Crocifisso. Di essi dice bene Isaia: “sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sognano, stanno sdraiati, amano sonnecchiare (Is. 56:10)”!

Crollo dei matrimoni religiosi a Benevento: - 35% in 11 anni con una accelerazione negli ultimi tre  pre-covid. (fonte ISTAT)

 Al mio Vescovo, a cui più volte ho manifestato queste preoccupazioni, ai Pastori e agli educatori rivolgo un accorato appello affinché affrontino, prioritariamente e con decisione, quello che è il cuore della crisi della Chiesa: il declino spirituale e la perdita progressiva della fede. Pessimismo? No, è realtà.

 

Solo a Benevento, infatti, nel periodo 2007/2018, si è avuto un crollo dei matrimoni religiosi del 35% (con un trend in peggioramento) e delle nascite (-43% e un saldo nati vs morti che passa da +35 a un tragico -488), lo svuotamento delle chiese dai giovani. Circa le vocazioni sacerdotali, la chiusura del seminario dice tutto.

D'altronde Benedetto XVI lo aveva predetto: “La rinuncia alla Verità è letale per la fede”. E non può essere altrimenti: se Cristo è la Verità (“io sono la Via, la Verità, e la Vita”), rinunciando ad essa si rinuncia a Cristo stesso.

Il Vangelo, del resto, è chiaro: “In principio era il Verbo” (Gv 1,1). Dunque il prius è il Parola, la Dottrina, la Verità. Perfino l’amore senza Verità è sterile sentimentalismo, come dice Benedetto XVI.

Ai cattolici titubanti circa le prossime scelte politiche, propongo l’intervento di mons. Suetta, Vescovo di Ventimiglia il quale, con parole ben più profonde e autorevoli, esprime le mie stesse preoccupazioni. https://www.riviera24.it/2022/09/verso-le-elezioni-i-consigli-per-il-voto-del-vescovo-suetta-777633/

 

Carlo Principe

Presidente del Centro di Aiuto alla Vita OdV – Benevento

 

https://www.centrodiaiutoallavitabenevento.it/

Ai giovani che hanno sete di Assoluto annunciamo la radicalità di Cristo!

UN FUTURO PREOCCUPANTE

Il crollo delle vocazioni sacerdotali e matrimoniali, la fuga dei giovani dalla pratica religiosa, sono sintomi di una fede che, almeno a viste umane, anche a Benevento si spegne. Padre di cinque figli e con una lunga esperienza nel Centro di Aiuto alla Vita che verso il mondo giovanile svolge un intenso lavoro culturale (vedi il suo sito www.centrodiaiutoallavitabenevento.it alla pagina “attività culturale”) propongo un’analisi di ciò che ritengo essere una delle cause di questa crisi.
IL FALSO DIALOGO CHE, CON AMBIGUITA’ E SILENZI, SOTTACE LA VERITA’
Lo slogan “Giovani, finestre di dialogo”, tema di un convegno sui giovani di qualche anno fa, sintetizza lo stile che è alla base della pastorale giovanile beneventana: con i giovani, cioè, occorre dialogare, ascoltare, discutere.
Un approccio corretto se non diventasse, talvolta, un processo senza fine e senza fini che pone in sordina quelle parti “dure” della Parola di Dio e della morale cattolica nel timore di mostrare una chiesa dal volto troppo rigido. I fatti che seguono avvalorano questa constatazione.
Qualche anno fa gli attivisti LGBT organizzarono a Benevento il gay pride regionale. Quale migliore occasione per spingere i giovani beneventani, desolatamente chiusi nel mondo asfittico delle sacrestie, a testimoniare la loro fede difendendo pubblicamente la Famiglia naturale, opera altissima del Creatore e immagine della Trinità, attaccata oggi ferocemente dalla cultura omosessualista? Non è stato forse papa Francesco a sollecitare i vescovi a mobilitarsi contro la “colonizzazione ideologica e lo tsunami del gender”?
E invece gli organismi preposti della Diocesi, la Consulta dei laici e la Pastorale giovanile, sollecitati a reagire a quella provocazione, risposero con l’immobilismo e il silenzio. Anzi, la proposta del CAV di promuovere una conferenza per i giovani sui pericoli del “gender” fu stroncata da due sacerdoti con un: “non è opportuna in questo contesto” e la frase (monca) del Papa “chi sono io per giudicare?”.
Analogamente, un apostolato sull’amore casto tra fidanzati svolto per le strade di Benevento e guidato dai giovanissimi religiosi del Verbo Incarnato di Montefiascone e dal gruppo giovanile ad esso collegato, le Voci del Verbo, ebbe un grande successo tra i giovani fermati (v. sito del CAV pag “Amore puro”) ma fu accolto a Benevento con imbarazzo se non con irrisione.  
Silenzio anche con i giovani scout che chiesero alla Chiesa beneventana di accettare le unioni omosessuali: nessuno ricordò loro San Paolo: “né effeminati, né sodomiti erediteranno il regno dei cieli” (Cor 6,9) e neppure coloro che approvano quegli atti contro natura (Rm 1, 26).
Ai silenzi si accompagnano, talvolta, messaggi ambigui come quelli che si colgono entrando nella sede della Pastorale Giovanile. Qui si offrono ai giovani modelli di oscuri personaggi, già idoli dei centri sociali, come il rivoluzionario pluriomicida Ché Guevara e il tossicomane e alcolista John Lennon (ucciso a colpi di pistola a 40 anni) i cui detti compaiono su una parete accanto a quelle di martiri e santi.
Non c’è dubbio che almeno in questi casi la Chiesa, o alcuni suoi settori, abbia abdicato al suo ruolo di “Mater et Magistra” rinunciando ad annunciare ai giovani frastornati la Verità sull’uomo e il disegno di Dio sulla Famiglia e la sessualità.
Non meraviglia, allora, se tra i giovani cattolici dilaga l’ignoranza religiosa e la confusione morale (diversi di essi sfilarono nel gay-pride a gridare lo slogan “Love is Love” accanto agli attivisti LGBT) che sono alla base dell’oscuramento del senso del peccato e, quindi, del bisogno della Misericordia di Dio e di salvezza.
La chiarezza dottrinale, scambiata per “rigidità”, può forse allontanare qualcuno (quanti ne ha persi Gesù!), ma è certo che “liquidità”, che fa troppo somigliare la Chiesa al mondo, non affascina nessuno.
IL DECLINO E’ LA SORTE DELLA CHIESA CHE TOLLERA IL PECCATO
Come rivela un’indagine del CAV, su 650 studenti delle scuole superiori beneventane (pag. “Amore Puro” del suo sito), tra i giovani cattolici è diffusa l’accettazione dell’aborto, della contraccezione, dei rapporti extra matrimoniali, delle convivenze. Un quadro drammatico che richiederebbe la presenza di maestri capaci di illuminare, ammonire, correggere.
E invece troppo spesso quei giovani trovano il dialogante dal linguaggio “soft”, che parla per slogan, che rimuove, perché giudicate troppo dure, le parole “peccato” e “inferno” rendendo incomprensibile la venuta di Gesù Salvatore e il senso stesso della fede cristiana.
 Sheman Boquet, sacerdote e presidente dell’Human Life International, è lapidario: “dove aborto e contraccezione sono accolti, la Chiesa declina drammaticamente. Questo è il motivo per cui i sacerdoti non possono stare zitti. Dobbiamo proteggere il nostro gregge ricordando a tutti che il compromesso con questi mali mai, sottolineo mai, porta a un miglioramento della Chiesa”.
A tal proposito, che dire di una pastorale giovanile che passa sotto silenzio il 40-ennale “dell’iniqua” (EV) legge 194 con i suoi 6 milioni di aborti? Perché, ad esempio, non è stata proposta ai giovani una riflessione sull’Evangelium Vitae o una mobilitazione alla Marcia Nazionale per la Vita per testimoniare il loro no all’aborto che solo a Benevento spazza via ogni anno 400 bambini?  
Quale futuro può avere una Chiesa se sull’aborto, come sui rapporti contro natura, entrambi peccati che “gridano al Cielo” (CCC), lascia scendere un inquietante e incomprensibile silenzio?
I GIOVANI SONO ATTRATTI DAL VERO GESÙ NON DA UNA SUA CARICATURA
Se la Verità è oscurata, anche l’immagine di Gesù Cristo, che ne è l’essenza - “Io sono la Verità” - appare sbiadita. Perché, piaccia o no, il vero Gesù è anche quello che scaglia la sua furia contro i mercanti del tempio o che provoca i farisei e gli scribi trasgredendo il sabato e le loro prescrizioni apostrofandoli, perfino quale ospite in casa loro (Lc, 17, 37), con il poco carino: “ipocriti! sepolcri! guai a voi!”   
E’ anche il Gesù che insiste con frasi, presenti in ben quattro pagine su dieci del Vangelo (contate in Matteo), di questo tenore: “via da me maledetti nel fuoco eterno” a chi omette il soccorso al bisognoso (“E se ne andranno, questi al supplizio eterno”), che esorta a tagliare la mano e a cavare l’occhio pur di evitare l’inferno, che minaccia la “geenna, dove c’è pianto e stridor di denti”, a chi chiama “pazzo” il fratello.  
Questi ammonimenti “duri” di Gesù, spesso rimossi con imbarazzo, rivelano in realtà solo l’amore del Padre preoccupato che i Suoi figli possano usare la loro libertà per dannarsi.
Ecco perché il vero Gesù è molto esigente e tutt’altro che accondiscendente. Dice Benedetto XVI: “un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la Croce, perché allora non c’è bisogno del dolore della Croce per guarire l’uomo. Senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù delle Scritture, ma una sua miserabile caricatura”.
E i giovani non amano la falsità, vogliono che si parli loro del vero Gesù, l’unico che, avendoli amati sacrificando la Sua vita per loro, può attirali a Sé: “quando sarò innalzato li attirerò tutti a me” (Gv. 12,32). “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37).
Diversamente si volgeranno, come oggi fanno in tanti, agli idoli dei centri sociali.
Dice Costanza Miriano, sapiente scrittrice e mamma di quattro ragazzi: “I giovani hanno sete di radicalità, di assoluto, di cose grandi. I sacerdoti che hanno il maggior seguito di ragazzi sono quelli che più che stare ad ascoltarli, annunciano loro la radicalità di Cristo: senza di me non potete far nulla. Che dicono loro chi è il vero nemico: è il diavolo, è il peccato, e il campo di battaglia il nostro cuore, e la meta la vita eterna. Non cercano di lisciare loro il pelo, non li assecondano. Se tu, scimmiottando il mondo, proponi ai giovani lo spettacolino, lo svago, io, giovane, me ne vado da un’altra parte, dove trovo sapori più forti.
I giovani odiano istintivamente la mediocrità. Non c’è bisogno di convincere le folle, basta qualcuno, qualche giovane santo come Jose Sanchez Del Rio, Giacinta e Francesco Marto, Chiara Corbella Petrillo, Carlo Acutis”. Questi giovani santi possono essere luce per tanti ragazzi che come loro ardono del desiderio di trovare l’unico Cibo che sazi la loro fame di vita.
                       Carlo Principe - Presidente del Centro di Aiuto alla Vita Benevento – ONLUS

La 194 e la 40 sono leggi mortifere: basta difenderle!

Insistono, D’Agostino (Avvenire del 3/1/14) e Casini, nell’affermare che i giudici sbagliano ad appellarsi alla 194 per riconoscere il diritto a selezionare e scartare gli embrioni malati, perché a loro avviso tale legge, almeno nella lettera, non sarebbe  eugenetica. Così si sono espressi dopo la recente questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di Roma sulla legge 40. Davide e Giàiro sono due papà, e questo viene prima tutto: «Per loro ciò che è più importante è il figlio, la figlia! Non c’è un’altra cosa. L’unica cosa importante! Ci fa pensare alla prima cosa che noi diciamo a Dio, nel Credo: “Credo in Dio Padre…”. Ci fa pensare alla paternità di Dio. Ma Dio è così. Dio è così con noi!»Davide e Giàiro sono due papà, e questo viene prima tutto: «Per loro ciò che è più importante è il figlio, la figlia! Non c’è un’altra cosa. L’unica cosa importante! Ci fa pensare alla prima cosa che noi diciamo a Dio, nel Credo: “Credo in Dio Padre…”. Ci fa pensare alla paternità di Dio. Ma Dio è così. Dio è così con noi!»

Ora, è un fatto che gli aborti legali dei bambini malati aumentano di anno in anno. Ce lo dicono fonti del ministero della salute: dal 1990 al 2010 si è avuto un incremento del 182% del numero di aborti oltre il primo trimestre a fronte di una riduzione del 33,3% degli aborti generali.

Non meno inquietante è la realtà della legge 40. Malgrado i suoi “paletti”, essa non solo non è riuscita, come avrebbe dovuto, a limitare il ricorso alla fecondazione artificiale ma, al contrario, l’ha favorita. Sempre dai dati ministeriali, infatti, risulta un aumento di oltre il 50%, rispetto al 2005, del numero di coppie che si è accostato ad essa raggiungendo la cifra di ben 69.797 nel 2010.

Non solo. Questa pratica si è rivelata una vera beffa per le donne se appena un esiguo 18% di esse ha avuto la soddisfazione del bimbo in braccio. La stragrande maggioranza - l’82%! - è rimasta delusa dopo aver speso fiumi di soldi e messo a repentaglio la salute.

Un risultato modestissimo ma che è costato la distruzione di centinaia di migliaia di embrioni, ben 80.570 solo nel 2010, aumentati dal 2005 di ben 51%.

Insomma, un vero disastro che dovrebbe indurre chiunque abbia un po’ di buon senso a buttare nella spazzatura sia la 194 che la 40 che, insieme, provocano ogni anno la morte di circa 200 mila bambini.

Invece Casini e D’Agostino si ostinano a non riconoscere che i giudici, prima della Cassazione e poi del Tribunale di Roma, hanno ragione da vendere quando affermano che è preferibile eliminare l’embrione malato di pochi giorni che ucciderlo legalmente a 20/23 settimane. I 4 mila feti malati, abortiti ogni anno nel nome della 194, ne confermano la natura eugenetica come un fatto inoppugnabile. E a nulla servono le ipocrisie lessicali – che abbondano nella legge - sottilizzando che questi bambini sono uccisi non perché malati, ma per scongiurare il grave rischio per la salute psichica e fisica delle loro mamme. Sostenere il contrario significa adeguarsi alla logica menzognera della 194.

Quello di D’Agostino e di Casini è un sofisma che trae origine dal loro rifiuto di riconoscere che sia la legge 194 che la legge 40 sono profondamente ingiuste e disumane perché in contrasto col diritto naturale, oltre che con la legge di Dio e il Magistero della Chiesa.

E’ veramente troppo continuare a leggere sui giornali cattolici messaggi ambigui sulla Vita; è tempo della chiarezza. Come quella di Madre Teresa: a una mamma non può essere consentito di uccidere il figlio che porta in grembo, perché la pace nel mondo verrebbe compromessa. Se proprio non può tenerlo, dice, allora “datelo a me!”.

Gridiamolo, finalmente: la legge 194 e la legge 40 vanno abrogate!

Le mamme che non sopportano una maternità partoriranno i loro figli e li daranno in adozione. Niente più morti per aborto, niente più embrioni distrutti.

E le 70 mila mamme sterili saranno tutte (altro che il 18%!) finalmente felici di avere un bimbo da amare. Altrettante saranno felici per non aver abortito. Altre si terranno il figlio – e saranno anch’esse felici - perché l’aborto sarà vietato dallo Stato (che però le aiuterà di più e meglio nella loro maternità).

E’ così difficile puntare a questo ovvio obiettivo anziché ricorrere, come fanno D’Agostino e Casini (cui guardano, ossequiosi, troppi articolisti di Avvenire e Famiglia Cristiana), a contorsioni giuridiche pur di difendere due leggi di morte? E’ un mistero.

Credo vivamente che il nuovo corso pro-life inaugurato con le Marce per la Vita debba far suo questo obiettivo, magari scrivendolo a chiare lettere in un manifesto.

Tremo al solo pensiero che la sua vitalità ed entusiasmo possa spegnersi, come tristemente insegna la storia del declinante del Movimento per la Vita.

Giovanni Paolo II, il grande Papa della Vita prossimamente Santo, saprà illuminarci.

 

                                                     Carlo Principe

Presidente del CAV di Benevento

La croce dei pro-life pensando alla Marcia per la Vita

“Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana? Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere.” (1 Cor 3,3)

Secondo S. Paolo le divisioni nascono dalla presunzione di ciascuno di “valere qualcosa” e di ritenersi sapiente o dotto: “Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo?”, dirà più avanti nella lettera.

E’ solo Dio l’artefice del Suo Regno e della civiltà dell’Amore ma, come ricorda anche Benedetto XVI, ha bisogno della collaborazione dei suoi “servitori”.

Il mondo pro-life combatte la battaglia più importante in assoluto, quella per difendere la nota più alta della Creazione di Dio, la Vita umana innocente, e aiutare i fratelli ad aprire gli occhi verso il peccato più abominevole, l’aborto.

La causa è talmente importante da richiedere la massima compattezza tra i cristiani e invece proprio qui si registrano le peggiori divisioni. Troppi “dotti”, “sapienti” e “sottili ragionatori”, e io tra questi, si appropriano abusivamente di un potere che appartiene solo a Dio: quello di “far crescere”.

Un esempio viene dalla incapacità dei pro-life di convergere uniti verso la Marcia per la Vita, una manifestazione pubblica, non ancora imponente ma è l’unica significativa tra quelle finora organizzate in difesa della Vita. Per questo andrebbe sostenuta e promossa ancora, invece i dissidi personali rischiano di distruggerla, sostituendola col nulla.

Superare questi dissidi è durissimo per il nostro orgoglio di esseri “carnali”, ma non possiamo rassegnarci all’irrilevanza in una società dove la cultura del male e della morte dilaga.

Cominciamo a riconoscere che, per l’effetto del peccato originale, le divisioni tra cristiani, sempre esistite da 2000 anni, non cesseranno mai. Dopodiché ogni persona dovrebbe avere uno speciale cimitero personale, dentro il quale seppellire gli errori e le colpe delle persone.

Solo così saremmo quel minuscolo, quanto indispensabile, mattone che serve a Dio per la costruzione del Suo Regno di pace e di giustizia. Certo, gli accenti potranno essere diversi, ma non importa. C’è chi ha la capacità di piantare, ma non quella di irrigare e viceversa.

Sia questa la nostra croce in vista del 10 Maggio ben sapendo che Cristo risorto proprio con la Sua Croce ha vinto l’odio e la morte.

Ispiriamoci a San Giovanni Paolo II che ci invita, nella sua mirabile Evangelium Vitae, a non rassegnarci.

E come potremmo rassegnarci alla barbarie di 37 anni di aborto di Stato?

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Legge 194: un diabolico rovesciamento della verità

“Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”.  No, non è una “dichiarazione universale dei diritti della mamma e del bambino”, ma è l’incipit della legge nel cui nome, in 37 anni, sono stati abortiti quasi 6 milioni di bambini.

Queste parole “tragicamente comiche”, come le definiva il grande Palmaro, sono solo un saggio dell’ipocrisia che contrassegna una legge che fu introdotta nel 1978 grazie alla propaganda menzognera fatta di numeri spropositati degli aborti clandestini e delle donne morte di aborto.

Quanto al contenuto poi, nella 194 tutto è oltraggiato: la scienza, la legge naturale, il diritto penale, la Costituzione, il buon senso. E’ un diabolico capovolgimento della Verità trasformare, attraverso eufemismi, sofismi e contorsioni lessicali, uno strumento per dare morte in un nobile progetto per la tutela della maternità e, addirittura, della Vita.

Sembra incredibile, ma è proprio alla forma così edulcorata della 194 che tanti cattolici, tra intellettuali e politici, si ispirarono per appoggiarla e ancora oggi si ispirano per esaltarla considerandola “buona”.

Ne è un esempio la frase citata sopra, “lo Stato… tutela la vita fin dal suo inizio” che ha indotto, anche preti, ad affermare: “la 194 è nata per difendere la vita fin dal suo concepimento”. Con 6 milioni di bimbi abortiti ci vuole coraggio!

Come pure c’è chi giura che la 194 “non è eugenetica”. Una plateale negazione della realtà di 4 mila bambini malformati abortiti ogni anno oltre i 90 giorni, in crescita esponenziale (+ 180% dal 1990), resa possibile da una delle manipolazioni formali di cui sopra. E’ bastato, infatti, scrivere che l’aborto oltre il primo trimestre è ammesso non per togliere di mezzo un bimbo malato, ma perché la sua malformazione procura alla donna un grave  pericolo per la sua salute psico-fisica. Il risultato mortifero non cambia, ma per gli estimatori della “buona legge” non conta.

Ma salta fuori anche una “194 dissuasiva dell’aborto” o che “la 194 non configura l’aborto come diritto” e ora, l’ultima perla: “per la 194 l’aborto è un reato”. Veder negare l’essenza stessa della 194 è decisamente troppo.

Insomma, una penosissima gara tra cattolici e abortisti per magnificare una legge che ha un solo scopo: dare alla donna il potere di vita e di morte sul proprio figlio. E le “parti buone” che dovrebbero limitare questo potere, sono talmente vaghe (come l’inizio della Vita da cui sarebbe garantita la protezione, il limite all’aborto “terapeutico”, le patologie fetali “rilevanti” per limitarne il ricorso,  il “serio - grave dopo il 90° giorno -pericolo”, come accertare questo pericolo, come aiutare la donna “a rimuovere la cause che la inducono ad abortire” ecc.) da risultare praticamente inutili.

L’ipocrisia della 194 non risiede solo nell’aria fritta delle “parti buone”, ma anche nella sua impalcatura che pone al centro la salute psico-fisica della donna che ritiene di tutelare esclusivamente accogliendo la sua richiesta di aborto ma nascondendole che quell’aborto produce effetti dannosi, anche devastanti, proprio sulla sua salute.

Ormai le sindromi del post-aborto sono una terribile realtà, come ben sanno le numerose associazioni che se ne occupano, ben documentata da studi che mettono in luce sia il legame diretto tra aborto procurato e patologie mentali (vedi il poderoso rapporto della dott.ssa Priscilla K. Coleman), sia quello tra aborto volontario e patologie fisiche come il tumore al seno (vedi la ricerca del 1994 sul Journal of the National Cancer Institute che documenta rischi superiori del 50% rispetto ad altre donne).

Dunque, appare chiaro che l’aborto volontario è per la donna più pericoloso di una maternità non voluta e averlo legalizzato ha significato procurarle un danno maggiore.

La legge, dunque, si fonda su una menzogna (l’aborto come terapia e la sua legalizzazione come “male minore”). Ci sarebbero tutti i presupposti per abrogarla e trattare la maternità non voluta in maniera diversa come, ad esempio, l’adozione.

E allora, perché nessuno se ne occupa? Perché i politici cattolici non pongono la questione in Parlamento? Perché nel dibattito pubblico il “problema” sembra non esistere? Domande che richiederebbero risposte immediate vista la posta in gioco (la vita del bambino e la salute della donna), ma nessuno le dà, anche perché nessuno le pone.

Anche queste terribili contraddizioni vogliamo mettere a nudo partecipando alla Marcia Nazionale per la Vita il 10 maggio.

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Quei peccati che “gridano al Cielo” e il sonno dei cattolici


Carlo Principe – presidente del CAV di Benevento

"Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Egualmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi..” (Rm 1, 26).

San Paolo dichiara esclusi dal Regno dei Cieli «immorali, idolatri, adulteri, effeminati, sodomiti, ladri, avari, ubriaconi, maldicenti e rapaci» (1 Cor 6,9-10).

Sull’abominio dei rapporti contro natura, peccati che gridano al Cielo, la Parola di Dio è chiara.

Perché, allora, tanti cattolici, anche giovani impegnati in gruppi ecclesiali, assumono posizioni contrarie? Perché, proni alla dittatura del pensiero omosessualista, essi addirittura appoggiano gli attivisti gay nelle loro battaglie per i “diritti” degli omosessuali facendo propri slogan del tipo: “che male c’è se due persone dello stesso sesso si amano?”

Ecco la questione cruciale poco dibattuta nei convegno diocesani: prima di uscire dal “recinto” in cerca di giovani, occorre chiedersi: chi sono quelli che stanno dentro?

Catechisti, capi, educatori, responsabili di gruppi che collaborano col parroco nella guida di altri giovani, come vivono e incarnano la fede nella loro vita?

La percezione è che in troppi, tra questi, mettano in discussione il Magistero della Chiesa e la legge di Dio  giudicandola troppo severa con omosessuali, conviventi e divorziati risposati tollerando, se non vivendolo, il peccato.

E allora non meraviglia se le comunità siano spente spiritualmente mostrandosi, nei vari ambiti sociali e politici, non addirittura complici della dissoluzione morale verso cui la nostra società sta precipitando.

All’ignavia di politici cattolici dobbiamo le “conquiste civili” del divorzio, dell’aborto e della fabbricazione in provetta - ora anche eterologa - dei bambini. E ben presto l’ondata della cultura omosessualista travolgerà il diritto naturale e scardinerà l’idea stessa della Famiglia così come voluta da Dio.

E il colpo di grazia verrà inferto da un Governo presieduto proprio da un “cattolico” affetto da quella confusione,  ma che affascina proprio quei giovani (a Benedetto XVI che ammoniva i politici a difendere i principi non negoziabili, Matteo Renzi rispose:"Ho grande rispetto per il pontefice: io sono cattolico ma quando faccio politica rispondo alla Costituzione, alle leggi e alla mia coscienza. Non sono chiamato ad applicare le indicazioni che mi dà qualcun altro).

La sua agenda è nota: prima si reprimerà ogni dissenso inventando il reato di “omofobia”, poi si legalizzeranno i matrimoni gay con annesso diritto all’adozione di bambini, seguirà l’apertura del mercato dei gameti e dell’utero in affitto. E all’orizzonte si profila la normalizzazione del “poliamore”, della pedofilia, dell’incesto, dell’”assistente sessuale” per i disabili, ecc. Insomma: un abominio.

E tutte queste “urgenze” anti-vita in un Paese inesorabilmente avviato, a causa di una denatalità senza precedenti nella storia, all’estinzione.

Sono i frutti velenosi della cultura necrofila che avanza nel sonno più profondo di gran parte del mondo cattolico, se non con la sua complicità.

Chi invertirà la rotta? Chi ricostruirà la civiltà dell’amore? Saranno i giovani, naturalmente. Purché siano formati non solo sulla Verità di fede, ma anche alla conoscenza e all’amore della Legge di Dio.

E, soprattutto, che amano Gesù: “chi accoglie i miei comandamentie li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e, anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (GV 14.21) e «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Gv 15,10).

Rimanere nell’amore di Cristo, ecco la condizione per evangelizzare altri giovani. Ma l’amore a Cristo Via, Verità e Vita si manifesta con la vita di Grazia e nell’osservanza dei suoi Comandamenti.

Solo Cristo ha sconfitto la morte e perciò solo in lui possiamo, come dice Giovanni Paolo II, “costruire una nuova cultura della vita " (E.V., n. 95).

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 EDUCARE ALLA PUREZZA PER SALVARE LA FAMIGLIA E LA VITA

 

                                              Carlo e Annamaria Principe*

 

      Non tutti colgono la profonda correlazione esistente tra purezza e sacralità della Vita. San Giovanni Paolo II, nell’Evangelium Vitae, la evidenzia: “La banalizzazione della sessualità è tra i principali fattori che stanno all'origine del disprezzo della Vita nascente: solo un amore vero sa custodire la vita".

      Altrettanto forte è il legame tra purezza e sacralità della Famiglia, opera più alta di Dio Creatore. I fidanzati che “bruciano” le tappe dell’amore lasciandosi soggiogare dalla carnalità, non solo mortificano la sessualità, dono di Dio per amare, ma costruiscono la loro famiglia sulla sabbia. Lo spiega chiaramente Benedetto XVI: Bruciare le tappe finisce per “bruciare” l’amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile”.

      Un rapporto ridotto a fisicità è debole e fragile. Tanti matrimoni vanno in frantumi perché tra gli sposi affiorano quelle divergenze che la schiavitù del sesso, da fidanzati, ha reso impossibile scoprire. Sempre Benedetto XVI: “Non pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il futuro”.

      La Chiesa insegna che l’espressione genitale della sessualità è riservata al Matrimonio, un patto di amore totale e definitivo. Questa verità è parte del progetto di Dio sull’amore umano. E si capisce perché: il rapporto sessuale è legato al mistero della Vita e della sua trasmissione. E un figlio, per maturare integralmente, ha bisogno di respirare l’amore totale e perenne dei suoi genitori. Amore che esige sacrificio e dono di sé, che solo la Grazia del Sacramento del Matrimonio può sostenere.

      La convivenza che rinvia a tempo indeterminato il matrimonio - sempre più ridotto a un vuoto, quanto costoso, rito di convenienza sociale - calpesta e svilisce questo Sacramento. Perché sposarsi in Chiesa, infatti, se i fidanzati compiono, senza percepirne il disordine, i gesti che sono propri del Matrimonio? Papa Francesco, ammonisce: “C’è una distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi, che la Chiesa da sempre custodisce in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica”.

      La coppia convivente che esclude il “per sempre”, più facilmente esclude, con la contraccezione e l’aborto, anche un figlio, vera scommessa sul futuro. Al contrario, i fidanzati che vivono castamente la loro relazione fanno di tutto, spinti anche dal desiderio di donarsi nella gioia di un amore totale, per accelerare il giorno delle nozze e formare così famiglie giovani e feconde.

       Ecco perché l’aumento delle convivenze è all’origine, non solo del pauroso calo dei matrimoni religiosi (con un ritmo tale - 10 mila in meno l’anno - che, fra qualche decina d’anni, di essi non resterà che il ricordo), ma anche del crollo delle nascite che fa dell’Italia il Paese meno fecondo al mondo.

       La violazione della legge di Dio sulla purezza, dunque, oltre a compromettere la salvezza dell’anima (nessun fornicatore, o impuro, o avaro - cioè nessun idolatra - ha in eredità il regno di Cristo e di Dio”, dice san Paolo), ferisce profondamente anche la società.

       Per salvare la famiglia e la vita, dunque, è urgente offrire soprattutto agli adolescenti e ai giovani l’autentica educazione alla sessualità e all’amore, un’educazione implicante la formazione alla castità, quale virtù che favorisce la maturità della persona e la rende capace di rispettare il significato «sponsale» del corpo. (Papa Wojtyla, EV 97).

       Ecco il senso dell’iniziativa Ottobre per la purezza svolto per le strade e nelle scuole di Benevento.

       Dio ha voluto che ad animare questo apostolato fossero i giovani delle “Voci del Verbo”, i numerosi religiosi, tra sacerdoti, suore e seminaristi, dell’Istituto del Verbo Incarnato, uno splendido ordine fecondo di vocazioni sacerdotali e religiose, e anche delle famiglie.

       Attraverso incontri per strada e nelle scuole, questi apostoli hanno testimoniato la bellezza della castità e annunciato ai giovani Cristo nel Vangelo delle beatitudini: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. E questi giovani si sono mostrati attenti e desiderosi di informarsi sul tema della purezza, tanto decisivo per la loro vita, quanto coperto da un irresponsabile e generale silenzio. 

        Silenzio che Madre Teresa di Calcutta, appena proclamata santa, ha definito senza mezzi termini, “impuro”.

        Impegnarsi in questo apostolato è difficile, perché è fuori della logica del mondo. Chi lo fa rischia la derisione e l’accusa di oscurantismo, perfino da uomini di Chiesa. Ma Benedetto XVI così li incoraggia: "Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”.

  

* Responsabili Zona Campania  dell’Istituto Santa Famiglia della Famiglia Paolina